Everest – L’esperienza estrema come sfida con se stessi o con gli altri?

Everest

La miscela tra dinamiche soggettive e pericoli oggettivi

Il film Everest è tratto da una storia vera, finita in tragedia, di una serie di spedizioni concomitanti verso la cima più alta del mondo.
Quando numerose dinamiche personali si incontrano, la confusione aumenta, l’attenzione diminuisce, e di conseguenza si moltiplicano i rischi. Se poi ci si trova in un contesto imprevedibile come quello della montagna, pericoli e incognite crescono esponenzialmente.
I confini del corpo e della mente possono essere superati solo grazie a una minuziosa preparazione e al rispetto per ciò che è più grande di noi, come ci hanno insegnato celebri esploratori dalle doti sovrumane come, per esempio, Reinhold Messner (il primo ad aver scalato tutte le cime del mondo che oltrepassano gli 8000 metri!), ben consapevoli che “Dio perdona sempre, l’uomo a volte, la Natura mai”.

Ricerca di un senso o mania di protagonismo?

Un’esperienza estrema come una scalata richiede, infatti, umiltà e concentrazione massime, ma quando un’avventura ai confini della realtà diventa una moda, tutto cambia. La sfida con se stessi, la volontà di superare i propri limiti, la ricerca spirituale, possono lasciare spazio all’esibizionismo, all’immagine, al pensiero di aggiungere alla propria identità un pezzo glorioso da raccontare agli altri.
La motivazione si trasforma così da profonda a superficiale, e possono prendere il sopravvento l’ostentazione della propria forza, la mania di protagonismo, fino al delirio di onnipotenza, a discapito di aspetti indispensabili in presenza del rischio quali lucidità e centratura.
Ma perché cercare continuamente situazioni al limite? Forse non sappiamo più ascoltare le nostre emozioni genuine e abbiamo bisogno di inseguire il pericolo per provare quel brivido che ci fa sentire vivi? Probabilmente dovremmo ritrovare la vitalità più autentica, possibilmente non drogata dagli eccessi dell’adrenalina.

La montagna più alta è dentro di noi

La montagna più alta è sempre dentro di noi, ma può essere scalata solo mettendoci alla prova nelle sfide quotidiane con i nostri progetti di vita, professionali e affettivi.
Come il mare è un simbolo materno, rappresentato dall’acqua dove ha origine la vita e da cui tutti proveniamo, la montagna è un simbolo paterno, la vetta che spinge il nostro essere verso l’eccellenza e la spiritualità. Non ne dobbiamo avere paura, ma è fondamentale sviluppare tutti quegli strumenti interiori per poterla affrontare…

Everest – Trailer e Trama

Se sei curioso, guarda il trailer del film su YouTube, o leggi la trama su Wikipedia.

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